"Il mondo è inseparabile dal soggetto,
ma da un soggetto che non è altro che un progetto del mondo, e il soggetto è
inseparabile dal mondo, ma da un mondo che il soggetto stesso progetta."
Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, Milano 2005
Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, Milano 2005
Desidero iniziare questo commento con una
frase di Merlau-Ponty, poichè le sue parole sono riuscite a farmi riflettere
meglio sul ruolo dell'informazione all'interno della nostra epoca storica. Sò
che può apparire bizzarro, dato che Merleau-Ponty non intendeva affatto parlare
di informazione, nè tanto meno di tecnologia,tuttavia credo che il concetto
espresso possa adattarsi al discorso che andrò a fare qui di seguito. Ho voluto
affrontare le tematiche proposte in modo leggermente differente da quanto
richiesto, forse andando anche un pò fuori tema, ma dopo tutto gli argomenti
fin'ora trattati non hanno fatto altro che generare crisi nella mia testa, e
spero solo che da queste crisi possa nascere qualcosa di buono
Viviamo in un mondo permeato d'informazione.
Nel 1980 il saggista statunitense AlvinToffles colloca l'inizio dell'era dell'informazione (che lui definisce la Terza
ondata) alla fine del secondo millennio, esattamente coincidente alla nascita
della crisi prodotta dall'avvento dei così detti self-media. Quest'epoca
bizzarra, ricca di novità tecnologiche, pone le sue fondamenta su una struttura
economico sociale e pertanto l'informazione è diventata un bene di scambio
importantissimo, un prodotto primario. Basta porsi una semplice domanda: chi
sono oggi, nel 2015, i ricchi? Mark Zuckerberg
(inventore di facebook), Larry Page e Sergey Brin (che fondarono l'azienda Google, che nell'arco di
24 anni ha superato Microsoft nel valore capitale in borsa, registrando, alla
chiusura, 249,19 miliardi di dollari americani, rispetto ai 247,44 di Microsoft),
l'Obvious Corporation (inventrice del social networking Twitter ), sono solo
alcuni nomi importanti dell'economia dei nostri giorni.
Ma perchè questi personaggi si sono
arricchiti? Come ha fatto Google a superare la Microsoft, una delle aziende
informatiche più importanti del mondo, nell'arco di soli 40 anni?
La risposta è tutt'altro che semplice.
Si è passati dall'epoca industriale,
serializzata e funzionale all'epoca dell'informazione, della tecnologia e della
soggettività: un esempio lampante è la macchina, che dall'epoca di Mister Ford
che recitava "potrete avere una qualsiasi delle mie macchine purchè sia
nera! ", si è passati ad avere macchine di qualsiasi modello, forma,
colore, accessori. Abbiamo dunque un prodotto non standardizzato ma
personalizzato a seconda di quello che più ci piace: noi siamo quello che
compriamo! E' un mondo emotivo. Ricco di
stimoli percettivi e di sensazioni, che portano il soggetto a scegliere un
oggetto non in base alla propria funzionalità, ma a seconda di come il prodotto
viene venduto. La pubblicità è lo strumento più potente nelle mani di un produttore!
L'uomo si è evoluto ed è passato dall'esigenza di desiderare un mondo oggettivo
e pratico a volere un mondo soggettivo e creativo.
Credo che questa nostra condizione mondiale, nata
grazie alla crisi che il progresso tecnologico ha innescato negli ultimi
decenni, sia in realtà molto più primordiale di quanto non sembri: dopotutto
dagli albori della civiltà l'uomo, attraverso le proprie percezioni, interpreta
il mondo che lo circonda e rimanda informazioni, attraverso le parole e il
linguaggio del corpo, agli altri esseri umani. L'uomo come animale curioso e
sociale, grazie alla tecnologia, si è collocato su un gradino più alto della
scala evolutiva, in un processo totalmente naturale e necessario.
Questo mio ragionamento nasce da una
riflessione sulle parole del biologo Jakob Von Uexkull.
Egli infatti afferma che la "caratteristica
propria del vivente è quella di farsi il proprio ambiente, di comporselo".
La relazione soggetto‐oggetto allora viene completamente modificata:
non un ambiente esterno inteso come estraneo, composto semplicemente da una
serie di caratteristiche, a cui il vivente deve adattarsi per sopravvivere,
quanto piuttosto l’attività continua della soggettività organica che seleziona
dall’ambiente solo gli stimoli rilevanti dal punto di vista vitale. «Nel mondo
sterminato che circonda la zecca,tre stimoli brillano come segnali luminosi
nell’oscurità […]L’intero, ricco mondo che circonda la zecca si contrae su se
stesso per ridursi a una struttura elementare, che consiste ormai essenzialmente
di tre sole marche percettive e tre sole marche operative: il suo ambiente» Ciò vuol dire che uno stimolo per essere tale
non deve solo prodursi ma deve anche essere avvertito, presuppone cioè
l’interesse del vivente; ciò che l’ambiente offre al vivente è funzione della
domanda stessa. Dunque l'uomo ha percepito il bisogno di un maggiore scambio,
la necessità di una nuova forma di comunicazione più dinamica e rapida, che
coinvolgesse a l'umanità a livello globale, al punto tale da diventare un
buisness, un qualcosa di cui non si può fare a meno. La risposta è l'unica
valida concretizzazione del prodotto.
La nostra percezione modella il mondo che ci
circonda, poichè il mondo cambia a seconda della nostra percezione: ecco perchè
si è passati da una città zonizzata ad una città multitasking, con edifici non
più catalogabili con semplici nomi funzionali come "biblioteca, museo,
ristorante" ma con strutture ricche di attività, che diventano
catalizzatori sociali e rispecchiano la dinamica sociale dei nostri giorni.
Le città sono diventate una rete neuronale di
infrastrutture pulsanti, di spazi pubblici dedicati al gioco, alla cultura,
allo scambio d'informazioni!
Da sempre l'architetto deve rispondere a determinati
bisogni di una società che vive in un determinato periodo storico, poichè
l'architettura "è fatta dall'uomo per l'uomo"; ma nel pieno
dell'epoca dell'informazione, dove la soggettività è l'elemento principale del
vivere dell'uomo, quali sono le caratteristiche che deve avere un edificio
costruito per l'uomo della Terza ondata e quale strumento ha nelle mani il
progettista per poter rispondere a tali esigenze ?
Affrontiamo
un problema alla volta.
L'architettura dei nostri giorni deve
cambiare prospettiva: non si ha più bisogno di un'architettura funzionale e
standardizzata, ma di un'architettura vista in una chiave comunicativa.
Il progettista oggi progettano prima i
"codici" di un edificio ed in seguito le forme: tali codici
riflettono e reinterpretano gli imput percepiti da un osservatore che osserva
la realtà materiale e sociale che lo circonda, e tenta di dare a quest'ultima
una forma.
L'architettura diventa così metafora della realtà.
Il progettista pone come forza generatrice del progetto un'idea, un pensiero,
una sensazione soggettiva.
Durante la lezione del Prof. Arch. AntoninoSaggio si è parlato ad esempio del Kiasma, Museo di Arte contemporanea realizzato
a Mannerheimintie, Helsinki (Finlandia), nel 1998: questo edificio, situato
nel centro della città tra il Parlamento (in
stile neoclassico), la stazione ferroviaria diEliel Saarinen e la Casa Finlandia di Alvar Aalto, prende il suo nome dall'idea progettuale dell'architetto
Steven Holl, che utilizza come "metafora" proprio la figura retorica
del chiasma, ossia il punto del cervello dove si incrociano le fibre dei
due nervi ottici, e che descrive perfettamente le caratteristiche dell'edificio
stesso, che si articola in due corpi intersecati, uno rettilineo e a volume
prismatico, l'altro arcuato a galleria. Quest'ultimo inizia con una parte
sottile come una coda e finisce con una parte larga, simile ad una bocca, nella
direzione della Casa Finlandia.
Un altro esempio potrebbe essere la Mediateca
di Sendai, realizzata in Giappone nel 2001 dall'architetto Toyo Ito: questo
edificio rappresenta ,secondo me, la metafora più significativa dell'era
dell'informazione e dell'immagine architettonica del luogo di culto dei nuovi
media.
Caratteristica della Mediateca sono i tredici
"tubi" irregolari che attraversano i sei piani dell'edificio e che, a
differenza dei tradizionali elementi di sostegno, questi sono cavi all'interno
e contengono scale, ascensori, condotti per la ventilazione, condutture di
servizio. Tutto è lasciato completamente a vista. Siamo di fronte a uno spazio
non più omogeneo ma pensato per creare flussi diversificati di persone,
informazioni ed elementi naturali come la luce, l'aria, i suoni, la cui azione
è regolata dinamicamente all'interno degli stessi "tubi".
Un vero e proprio luogo di scambio e
passaggio di informazioni, d'altronde lo stesso Ito afferma, quando riportale
riflessioni del grafico Asahi Shimbum, a proposito dei nuovi media " il
computer [...] è un mondo ambiguo, dove i confini sono vaghi e non saprei dire
quanto possa estendersi [...]a mano a mano che penetriamo nel loro mondo (il mondo
dei media) una sensazione stranamente confortevole nasce nel mio interno[...]
quando stò seduto davanti ad un computer ho la sensazione di chi stà congiunto
ad un altro mondo, come quando si stà con i piedi a mollo in riva
all'acqua" (Shimbun, 19 luglio 1997, p. 130)
Wikipedia riporta: la metafora [...]
Si ha quando, al termine che normalmente occuperebbe il posto nella
frase, se ne sostituisce un altro la cui "essenza" o funzione va a
sovrapporsi a quella del termine originario creando, così, immagini di forte
carica espressiva [...] il potere evocativo e comunicativo della metafora è
tanto maggiore quanto più i termini di cui è composta sono lontani nel campo semantico.
E più una metafora si allontana dal suo campo
semantico, maggiore sarà la libertà di poter interpretare tale figura retorica
in maniera totalmente soggettiva. Ecco, secondo me, qual'è il punto della
questione: l'architettura è metafora in quanto il progettista reinterpreta attraverso
forme, materiali, luci, suoni, ecc.. la realtà che lo circonda in maniera
completamente soggettiva; ma allo stesso tempo chi osserverà quella stessa
architettura, chi camminerà nel suo spazio, che potrà toccare le stesse pareti,
percepirà sensazioni derivate stimoli propri, e dunque soggettivi. Nella
maggior parte dei casi le sensazioni percepite saranno quelle volute dal
progettista, impregnate nelle fibre stesse del progetto, ma capita a volte che
qualcuno avverta una sensazione completamente differente da quella voluta, ed è
questa secondo me la cosa che rende ancora più straordinario questo
"metodo di progettazione".
Per
quanto riguarda invece il quesito riguardante lo strumento: b'è quale
strumento migliore se non la tecnologia !
La tecnologia è uno strumento potentissimo nelle mani di un architetto:
come già discusso nel post precedente, si pensi alle ricostruzioni digitali di
architetture oramai scomparse e quindi di "teletrasportare" una
persona in un mondo virtuale interattivo, facendogli compiere un vero e proprio
salto nel Cyberspazio. L'architettura può solo trarre beneficio dalle nuove
tecnologie, che con il tempo vanno a svilupparsi sempre di più, poichè riescono
a produrre (attraverso imput sonori, sensori visivi, etc..) una serie di
stimolazioni tattilo-visive-uditive che interagiscono in maniera attiva con il
soggetto.
Interattività, ecco la parola chiave! Il presente (e futuro) dell'architettura è
quello di diventare con il tempo sempre più interattiva, poichè non si parla
più di "costruire la casa dell'uomo" in senso stretto (con tutte le
sue comodità e funzionalità specifiche), ma si parla di generare un vero e
proprio ecosistema, dove l'organismo entra in contatto con l'edificio e l'edificio
entra in contatto con l'organismo, generando un rapporto di reciproco
adattamento. Un architettura interattiva e cosmica, nell'accezione che il
filosofo Sini ha voluto attribuire a quest'ultimo termine, ossia come "ciò
che interessa necessariamente alla vita di ogni uomo, ciò che appartiene alla
natura delle cose stesse ed alla quale non possiamo disinteressarci".
(Conferenza di PhilArch, 28 e 29 ottobre 2014)
Bibliografia:
(Conferenza di PhilArch, 28 e 29 ottobre 2014)
Bibliografia:
Carlo Sini, Conferenza PhilArch, 20 ott. 2014
Jakob von Uexküll,
Ambienti animali e ambienti umani.Una passeggiata in mondi sconosciuti e
invisibili, Quodlibet, Macerata
2010
Smart Creatures,Progettazione parametrica per architetture sostenibili, Cesare Griffa, Edilstampa, Roma 2012
Ito digitale, Nuovi media, Nuovo reale, Patrizia Mello, Edilstampa, Roma 2008
Introduzione alla rivoluzione informatica in architettura, Antonino Saggio, Carocci, Roma 2007
[Le domande sono in arrivo !!!!]
[Le domande sono in arrivo !!!!]