Ho letto l'articolo "Architettura come sistemavivente", scritto dall'architetto Antonino Saggio, già da qualche giorno
ormai e anche oggi sono qui a scorrere di nuovo lo sguardo tra le righe,
cercando di comprenderne più a fondo il significato. Le parole sono
scorrevoli e il testo è di facile
comprensione, tuttavia gli argomenti trattati hanno aperto una serie di porte
verso un mondo così complesso e ricco "imput" che mi risulta difficile pensare di scrivere
solo un breve commento. Tuttavia
cercherò di non perdermi in questo labirinto ricco di curiosità e stimoli, così
da non dilungarmi troppo con il rischio di annoiare, e allo stesso tempo
cercando di far comprendere nel migliore dei modi il mio pensiero a tale
riguardo.
Ogni volta che si parla di
informatica mi stupisco sempre di come questa si sia evoluta così rapidamente
nel corso di pochi decenni: la tecnologia e l'informazione digitale hanno
completamente rivoluzionato il modo di vivere la nostra vita, irrompendo nella quotidianità,
tanto da modificare il nostro modo di comportarci e di relazionarci con gli
altri e con il mondo. In un battito di ciglia ci siamo ritrovati a navigare in
rete, con a disposizione un database di informazioni infinite a portata di
mano: è un pò come essere Alice e saltare nella tana del Bianconiglio, dritto
nel Paese delle Meraviglie, ritrovandosi così in un mondo bizzarro, a volte incomprensibile
ma nuovo, ricco di opportunità, dove la curiosità spinge a "viaggiare"
sempre di più fin quando le domande che avevi in testa non trovano una risposta
soddisfacente.
Personalmente amo le
biblioteche, perchè il tempo sembra fermarsi quando ci si trova a sfogliare
libri su libri per fare una ricerca e faccio parte di quella "schiera"
di persone che adora l'odore della carta e la sensazione di tenere tra le mani un
vecchio libro polveroso; tuttavia credo che senza l'informazione digitale non
sarei venuta nemmeno a conoscenza di bellissimi libri letti (in formato cartaceo
ed e-book), non li avrei potuti condividere con gli amici con un semplice click
del mouse e commentarli insieme a loro, anche se si trovano dall'altra parte
del mondo. Si, perché è anche questa una delle tante rivoluzioni messe in atto
in "quest'epoca della virtualizzazione", sia quella di poter
viaggiare pur restando comodamente sulla
poltrona di casa propria (attraverso
google earth per esempio) , ma anche di riuscire a parlare e "vedere
fisicamente" un amico a chilometri di distanza, esprimere il proprio
pensiero, confrontarsi e, se necessario, mettere in discussione le proprie
idee, condividere momenti, foto, musiche che ci emozionano... rimanere in contatto con gli altri.
E tutto questo a mio
avviso ha rappresentato e rappresenta ancora una grande crisi dei nostri
giorni: non tutti e forse troppo pochi riescono ad allineare la propria mente
in modo tale da comprendere fino in fondo come muoversi all'interno di questo
mondo ricco di stimoli, dinamico ed inarrestabile. Una realtà multitasking
ancora in progress, che tenderà ad evolversi sempre di più e a generare
opportunità sempre maggiori. Credo fermamente che la il concetto di crisi non
faccia mai riferimento ad un problema che deve essere risolto, ma piuttosto ad
un opportunità che può essere afferrata da chi è in grado di vederla. E'
straordinario come questo mondo di informazioni, questa realtà virtuale, riesca
ad interagire con noi e con la "nostra realtà" a tal punto che
entrambe vivono e si evolvono l'una in funzione dell'altra: il nostro modo di
vivere si modella anche in base a come la tecnologia evolve ma allo stesso
tempo questa cerca di rispondere ai bisogni e alle curiosità del'essere umano.
Anche la sfera progettuale e quella relativa
all'ambito architettonico sono uscite profondamente modificate da questa
dimensione digitale totalizzante , traendo beneficio sullo sviluppo
dell'ideazione, sulla comunicazione al pubblico e la rappresentazione dell'idea
primaria di progetto. Credo che esistano due principali modalità operative del
computer e dell'informazione digitale connesse all'architettura: la prima
riguarda un approccio professionale, l'altra invece maggiormente sperimentale. I
vantaggi riguardo l'approccio professionale sono ben evidenti e distinguibili,
penso anche dai più scettici, visto che attraverso programmi diversi (Autocad,
Rhinoceros, Revit, Grasshopper, etc.) scaricabili in rete o acquistabili, il
progettista è in grado non solo di avere una maggiore possibilità di esprimere
appieno la sua idea progettuale e di
renderla comprensibile a un committente attraverso supporti multimediali di
chiara interpretazione (come può essere un rendering oppure un video
interattivo), ma ha anche l'opportunità di modificare, ricollocare, aggiungere,
sottrarre qualsiasi elemento del progetto attraverso pochi e semplici passaggi
sul computer. Di conseguenza a cambiare è l'intero processo compositivo e di
realizzazione di un'architettura.
Per quanto riguarda invece l'approccio
sperimentale, credo che l'architettura possa avere numerosi vantaggi
dall'informazione digitale ed in particolare dalla realtà virtuale che Maldonato
definisce come "quella particolare tipologia di realtà simulata in cui
l'osservatore può inserirsi interattivamente, con l'aiuto di particolari protesi
ottico-tattili-auditive, in un ambiente tridimensionale generato dal
computer". La sfida qui è stata proprio quella di voler abbattere la
barriera che esiste fra "mondo virtuale" e "mondo reale",
cercando l'ausilio di strumenti particolari come l'oculus rift, virtualizer e tanti altri, che permettano l'immersione totale di un
soggetto-attore all'interno di quella che diventa una realtà virtuale che
simula a tutti gli effetti la realtà che ci circonda. Se si pensa alle
potenzialità che tali strumenti possono avere in campo architettonico quasi
vengono le vertigini: mi è capitato di lavorare per il laboratorio di restauro
sulla Chiesa di Santa Maria di Grottapinta, che è stata costruita intorno al
1000 d.c. sulle fondamenta del vecchio Teatro di Pompeo; io e il mio collega abbiamo
rifunzionalizzato la chiesa sconsacrata a ruolo di mediateca, con all'interno
un simulatore che avrebbe permesso, tramite ricostruzione digitale, di
"visitare" il teatro di Pompeo oramai non più visibile. Un'immersione
digitale alla Matrix.
La virtualizzazione dello spazio
architettonico è certamente un ambito in cui la sperimentazione progettuale ha
ampi margini di manovra, impensabili fino a qualche secolo fa. Si tratta di
avere tra le mani strumenti dalle potenzialità infinite, basta avere la volontà
di imparare il loro utilizzo. Allora l'architetto progettista non si troverà
più fuori ma dentro l'opera che vuole costruire. Quando Antonino Saggio afferma
"datevi una svegliata Architetti
[...] Il mondo di oggi è permeato dall’ informazione. L’informazione, anzi, è
esattamente la materia prima dell’architettura di oggi! Sì, non è più il
mattone, è l’informazione", credo che sia stato lui stesso a darci
l'informazione più importante di tutte (o almeno io così l'ho interpretata): incuriosirsi,
ricercare, provare a mettersi in gioco per scoprire questo nuovo mondo digitale
, rappresenta la chiave per la realizzazione di un'architettura costruita su
fondamenta solide, per mezzo di strumenti tecnici appropriati e quindi
assolutamente reale. Smettiamola di ragionare su binari ed iniziamo a tessere
una rete di pensieri e conoscenze.
Tutto il ragionamento fatto fin ora ha rappresentato e rappresenta ancora una
grande crisi dei nostri giorni: non tutti e forse troppo pochi riescono ad
allineare la propria mente in modo tale da comprendere fino in fondo come
muoversi all'interno di questo mondo ricco di stimoli, dinamico ed inarrestabile.
Una realtà multitasking ancora in progress, che tenderà ad evolversi sempre di
più e a generare opportunità sempre maggiori. Credo fermamente che il concetto di crisi non faccia mai
riferimento ad un problema che deve essere risolto, ma piuttosto ad un
opportunità che può essere afferrata da chi è in grado di comprenderla.
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